10° Congresso Regionale Fit-Cisl

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Relazione del Segretario Generale

Alessandro Di Naccio

Di Naccio

Premessa :

Come Segretario Generale della Fit Cisl Abruzzo ho per la seconda volta l’onore  e  l’onere di tracciare un quadro fatto di bilanci e di prospettive, di analisi e di confronto.
Lo faccio partendo da un grande abruzzese di cui quest’anno ricorre il 150° anniversario della nascita, Gabriele D’Annunzio, che oltre ad aver dato lustro alla nostra terra, come il filmato introduttivo ha ben testimoniato, è legato a doppio filo al mondo dei trasporti, sua grande passione in quanto aviatore, navigatore e attento conoscitore delle prime realtà automobilistiche dell’epoca.
Certo che il mio compito assume ancora più rilievo perché, a nome di tutti gli iscritti della FIT CISL ABRUZZO, ho l’opportunità di espletarlo insieme ai numerosi rappresentanti della politica, degli Enti territoriali e delle realtà aziendali, ai colleghi delle altre Organizzazioni Sindacali, con i quali intendiamo perseguire la metodologia dell’unità sindacale, ed agli altri invitati che hanno voluto onorarci con la loro presenza e che ringrazio per la loro partecipazione.
Sembra un refrain ma ancora una volta siamo chiamati ad affrontare una fase molto delicata ed incerta di un comparto, quello dei trasporti, caratterizzato, a livello nazionale come a livello territoriale, da tante incertezze ma anche da tanta, forse troppa, confusione.
Molte delle domande alle quali cercavamo risposta quattro anni fa sono ancora lì, irrisolte oggi come lo erano allora, e questo denota, è bene dirlo, come il lavoro svolto, ognuno per la propria parte, non ha prodotto i risultati sperati ed auspicati negli anni precedenti.
Non a caso il nostro Congresso è caratterizzato da tre parole: Lavoro, Futuro e Giovani.
Se fino ad oggi ci siamo posti interrogativi è inevitabile che da adesso in poi si diano risposte, specie su questi tre temi, assumendosi ognuno le proprie responsabilità.
Ancora una volta, e senza presunzione, auspichiamo che l’occasione odierna possa contribuire allo scopo.

congresso

Lo scenario di riferimento:

Ho accennato alla confusione che caratterizza il comparto ed è quindi opportuno capire ed inquadrare lo scenario nel quale siamo chiamati ad agire.
A livello nazionale stiamo vivendo una fase politica ed economica molto delicata, caratterizzata dalle ripercussioni negative di un risultato elettorale, figlio anche e soprattutto di una pessima Legge elettorale, che ha di fatto sancito l’ingovernabilità del Paese e di una recessione che ancora oggi fa sentire con intensità i propri effetti negativi.
Per quanto riguarda la Legge elettorale non c’è dubbio che va cambiata, e subito, avendo a riferimento la governabilità del Paese.
Crisi dei consumi, diminuzione del potere di acquisto, persistenza di un forte debito pubblico che impedisce, unitamente all’incertezza politica del dopo voto, l’utilizzo di misure economiche efficaci.
Il tutto condito, per così dire, da centinaia di migliaia di posti di lavoro persi o a rischio.
Quali sono state le risposte a tutte queste criticità?
Innanzitutto credo un fatto positivo sia rappresentato dalla recente ascesa al soglio pontificio del neo Papa Francesco perché, viste le premesse, avrà di certo la capacità di dare nuovo impulso a principi a noi cari come quelli della dottrina sociale della Chiesa, via media tra profitto e salario.
La politica, al contrario, più che risposte, ha dato il proprio contributo per aumentare gli interrogativi, riuscendo in un compito che sembrava davvero impossibile espletare: quello di aumentare la disaffezione da parte della gente.
Non meno discutibile è l’atteggiamento assunto da parte del credito, inteso come quell’elemento che avrebbe dovuto dare un po’ di respiro ad una economia e ad un mondo dell’impresa asfittiche.
Le politiche di salvaguardia del sistema bancario hanno prodotto una speculazione di fatto, tanto da dare sì risposte alla Finanza, quella con la effe maiuscola, ma perseverando in un atteggiamento ostile nei confronti della grande richiesta di credito che il mondo produttivo invece continua ad avanzare.
Una situazione che avvalora quanto affermato proprio da questo pulpito quattro anni orsono, ovvero che non c’è sviluppo senza libero mercato ma non c’è Società, nella sua accezione di vivere in comune, che possa prescindere dalle regole.
Siamo ancora lì, a chiederci quali siano i confini di una corretta politica economica nell’ambito di una Società sempre più assetata di solidarietà e di comunione di intenti.
Il problema è che le teorie si sono ancor di più allontanate dalla realtà ed il rischio è che una parte importante del Paese non sia più disponibile ad aspettare.
Qualcuno definisce il fenomeno come “populismo” ma guai a sottovalutarne gli effetti.
La considerazione è ancora più attuale se rapportata al mondo dei servizi che, come Federazione, viviamo quotidianamente.
Noi siamo convinti che le infrastrutture ed i servizi siano la base senza la quale non è possibile costruire la crescita economica, anche a livello abruzzese, e da questo non si transige.

delegati

La situazione in Abruzzo:

Già, l’Abruzzo.
Territorio nel quale il quadro complessivo rispecchia appieno quello nazionale.
Che si parli di Trasporto Pubblico Locale o che si parli di Igiene Ambientale, per citare due ambiti che ci interessano direttamente, troppe sono le incertezze ed i punti interrogativi.
Si è in attesa di interventi normativi che facciano chiarezza su quali siano le strade da percorrere e sembra che a prevalere sia la paura delle scelte.
E’ un lusso questo che non ci possiamo più permettere.
Abbiamo tutti cercato di fare sintesi attraverso tavoli concertativi che potessero amalgamare i molteplici interessi che poi, a ben vedere, ora più che mai dovrebbero convergere.
Il risultato, alcune volte, è stato vanificato dalla scelta di non decidere che ha fatto prevalere interessi parziali a quelli dell’intera collettività.
Sarà forse eccessivo affermare che si è perso tempo ma è indubbio che la sensazione netta sia proprio questa.
A questo va aggiunto un immobilismo passivo di tante realtà della società civile, quasi si sia tutti in un oblio rassegnato che non può di certo lasciare ben sperare per il futuro.
C’è un’aria di rassegnazione che nulla ha a che vedere con la nostra cultura ed il nostro modo di fare ma che è emblematico di uno stato d’animo pericoloso.
Per certi aspetti verrebbe ironicamente da dire che è facile fare una relazione quando nulla o quasi è mutato dall’intervento precedente, ma è parimenti difficile, e qui di ironia ce n’è poca, accettare con serenità questo stato di cose e, certamente, oltre che trovare le responsabilità altrui, quella di oggi è l’occasione anche per fare una disamina tutta interna su quello che eventualmente poteva e doveva essere ed invece non è stato.
Mi auguro che il dibattito che proseguirà nel pomeriggio dia un grosso contributo anche su questo.
Tornando ai temi appena accennati siamo ancora una volta a rivendicare l’importanza di obiettivi come quelli dell’AMBITO UNICO REGIONALE SUI RIFIUTI, unica vera risposta alle carenze ed alle difficoltà di un comparto strategico per quanto rappresenta in termini di spesa e di tutela del territorio, o dell’AZIENDA UNICA REGIONALE di TPL, che metta insieme le tre Società pubbliche prevedendo un solo Consiglio di Amministrazione in una realtà che ad oggi ne vede presenti ben cinque, senza  dimenticare il BACINO UNICO REGIONALE quale unità da mettere eventualmente a gara, perché rappresenta la migliore soluzione all’inevitabile problema della solidarietà territoriale.
La Fit Cisl Abruzzo ribadisce con forza queste priorità e ritiene non più procrastinabili le azioni atte al raggiungimento di questi obiettivi.
Il frazionamento e la parcellizzazione sono foriere di instabilità e sperpero di denaro pubblico: affermarlo è populismo o necessità inderogabile ?
Sul tema dell’Azienda Unica qualche significativa novità ha caratterizzato il recente passato, dopo l’importante momento concertativo avuto con l’Assessore ai Trasporti Morra attraverso i Tavoli tecnici che hanno portato, nel 2011 e nel 2012, a due Leggi regionali di indirizzo .
La scelta della Giunta regionale di dare corpo ad una prima incorporazione tra Arpa e GTM dà spazio all’ottimismo dopo mesi di stallo, il tutto sulla pelle, e sulle tasche, dei cittadini.
Non c’è alternativa alla costituzione dell’Azienda unica e non c’è alternativa al fatto che nella stessa ci sia anche il ramo ferro.
Quindi per la Fit Abruzzo l’incorporazione delle Aziende su gomma rappresenta il primo passo di un cammino che va percorso per intero e che, a valle di tutta l’operazione, deve prevedere la possibilità di collaborare con il mondo privato del trasporto locale attraverso ipotesi di aggregazioni consortili, avendo a riferimento anche l’opportunità di aggredire il mercato delle linee commerciali.
Ci tengo ad evidenziare come il Sindacato abbia fin da subito accettato la sfida del cambiamento e della razionalizzazione, mettendo in gioco la propria capacità di trovare soluzioni, in primis sul costo del lavoro.
E ci tengo a ribadire in questa Sala, alla presenza di tante RSA e RSU, che sarà proprio nella contrattazione di secondo livello il terreno nel quale come Fit Cisl terremo fede ai nostri impegni.
D’altronde se si chiede una assunzione di responsabilità a tante componenti della società civile non vedo come ci si possa sottrarre come rappresentanti dei lavoratori.
Ne va della nostra credibilità e del nostro futuro, tenuto conto di quanto si stia facendo a gara per impallinare il Sindacato sacrificandolo sull’altare del qualunquismo da un lato e dello scarica barile dall’altro.
C’è una storia che testimonia del nostro operato e, soprattutto, dell’operato della Cisl, spesso chiamata ad assumere responsabilità sacrificando anche una parte di consenso, salvo poi vedersi riconoscere, ovviamente con il senno di poi, le qualità delle proprie scelte e della propria coerenza.
Dalla condivisione dei principi della Legge 300 del 1970 agli Accordi interconfederali sulla scala mobile, passando per le più recenti intese sulla produttività e sulla rappresentatività: questo è il solco tracciato dalla nostra Organizzazione ed è su questo solco che il Paese ha seminato per raccogliere i frutti di un riequilibrio sociale e retributivo troppo spesso disattento nei confronti del mondo del lavoro.
Non diverso è stato l’atteggiamento avuto dalla Fit Abruzzo sui tavoli istituzionali ed aziendali e non sarà diverso in futuro.
Per quanto attiene il capitolo infrastrutture la situazione si presenta davvero critica.
Sull’operatività di strutture come l’Interporto di Manoppello e quello di Avezzano si deve purtroppo constatare che continuano ad essere vere e proprie cattedrali nel deserto.
Avere situazioni di questo tipo non è più tollerabile ed abbiamo bisogno tutti di risposte concrete che avviino una controtendenza.
Dare piena funzionalità all’intero sistema trasportistico e logistico regionale pone l’accento sul tema delle priorità progettuali, da troppo tempo ferme solo nelle intenzioni del Report 4 del PRIT.
Ribadiamo la necessità di realizzare quelle infrastrutture, in particolare ferroviarie e stradali, che permettano di fare davvero sistema.
La logica dei lotti funzionali, specie per il sistema ferroviario, diventa indispensabile in una situazione come quella che viviamo, in cui bisogna far quadrare i bilanci della pubblica amministrazione.
Si dia priorità al raddoppio ferroviario tra Pescara e l’Interporto di Manoppello, al miglioramento dell’infrastruttura tra Avezzano e Roma e, per quel che concerne la viabilità, alla realizzazione dell’asse pedemontano che possa contribuire al decongestionamento del traffico sulla zona costiera e la progettazione di autostazioni capaci di rendere appetibile l’uso del mezzo pubblico.
Siamo consapevoli di ribadire concetti già espressi, ma è proprio questo il problema: nulla è cambiato.
Non è tollerabile che la politica dei trasporti abruzzese non prenda coscienza di quanto siano strategiche linee di intervento infrastrutturale utili al riequilibrio modale del trasporto merci, al riequilibrio a vantaggio delle aree interne ed all’aumento delle quote di trasportato del Trasporto Pubblico Locale, e anche che non tenga conto dell’analisi di quale possa essere l’incidenza di progetti infrastrutturali di regioni limitrofe sull’Abruzzo.
Sono argomenti questi non nuovi, sui quali la FIT Abruzzo batte da tempo e continuerà a farlo fino a che non ci sarà una concreta inversione di tendenza.
Da questo quadro regionale scendiamo in quella che è una analisi delle diverse realtà operanti nell’ambito dei trasporti e dei servizi.

Mobilità su ferro, mobilità su gomma:

Partiamo dagli aspetti contrattuali.
Il Contratto Collettivo nazionale della Mobilità ha visto concretizzarsi la parte ferroviaria.
La fase di stallo che sta contraddistinguendo l’andamento del tavolo aperto presso il Ministero sul fronte autoferrotranviario, il cui contratto è scaduto da ben cinque anni, ad oggi non ha permesso di arrivare ad una conclusione positiva della vertenza.
Troppo tempo è trascorso e troppi rinvii, dettati dal buon senso e dai buoni propositi delle controparti, si sono dimostrati alla fine non risolutivi.
Bisogna avere subito risposte concrete anche e soprattutto perché abbiamo già dimostrato di voler fare giustamente la nostra parte su questo tema, con ben 10 scioperi già effettuati e riusciti ampiamente.
Certezza delle risorse, esigibilità della normativa e risposta al salario: questi i tre capisaldi da traguardare in una maniera che definirei armonica, dove ognuno di questi aspetti sia propedeutico agli altri generando una positiva interazione tra i diversi fattori della produzione.
Risposte concrete quindi al binomio produttività – reddito laddove gli stessi devono essere direttamente proporzionali.
Certo è che anche la fiscalità deve dare il proprio contributo, e non solo sui frutti della contrattazione di secondo livello.
La pressione fiscale sulla componente lavoro deve essere adeguata tanto sui costi quanto sui salari e non deve rappresentare, unitamente alle pensioni, il salvadanaio per le emergenze.
Si era accennato alla chiusura positiva del Contratto per la parte inerente le Attività Ferroviarie, peraltro avallato da un referendum tra i lavoratori che ne ha confermato la positività, ma su questo versante permangono altre criticità.
Nella  nostra Regione i servizi offerti da Trenitalia, sia per quel che riguarda la lunga percorrenza che il trasporto locale, hanno subito nell’ultimo quadriennio un ulteriore ridimensionamento, facendo registrare uno dei livelli più bassi sia in termini quantitativi che qualitativi.
Siamo ancora una volta in presenza di un depauperamento sul nostro territorio dettato, anche e soprattutto, dal mancato utilizzo, per quel che concerne la Lunga Percorrenza, di materiale ETR sulla nostra Linea, fattore questo che permetterebbe di utilizzare l’infrastruttura dell’Alta Velocità nel tratto Bologna – Milano.
Il tutto mentre altrove si inaugurano servizi di Alta Velocità giustificandoli con presunte capacità commerciali diverse dalle nostre.
Sia chiaro, il fatto che l’Alta Velocità abbia raggiunto le Marche non può che essere positivo e nessuno cerca soluzioni campanilistiche a problematiche che, invece, sono di natura costituzionale.
Il cittadino abruzzese ha il diritto, e sottolineo diritto, ad avere le stesse possibilità trasportistiche di altri territori.
Ne hanno il diritto la nostra imprenditoria ed i nostri lavoratori, la nostra prospettiva ed il nostro presente, le nostre montagne e le nostre coste e, soprattutto, la nostra dignità.
Si continua inoltre a tagliare posti di lavoro in nome di una razionalizzazione a livello compartimentale, interessante cioè le regioni Abruzzo, Marche ed Umbria, i cui riflessi negativi, guarda caso, sembrano ricadere prevalentemente sul nostro territorio.
Il blocco del turn over e la mancanza di assunzioni, unitamente ad una mobilità più o meno forzata del personale abruzzese verso nuove sedi di lavoro, stanno lì a dimostrarlo.
Sul versante del servizio ferroviario pubblico locale vi è innanzitutto la prospettiva legata a quella che sarà la modalità di affidamento o di aggiudicazione dei servizi.
Abbiamo la caratteristica non comune di avere due Società che operano nel settore ed una di queste è di proprietà della Regione Abruzzo.
Ferma restando l’importanza della clausola sociale, e quindi della salvaguardia dei livelli occupazionali a prescindere da quale Società sarà chiamata a gestire i servizi, è da tempo che come Fit Cisl auspichiamo intese ed accordi commerciali tra Trenitalia e Sangritana.
Riteniamo che questa sia la strada da provare a percorrere affinché alle capacità di Trenitalia si aggiungano le peculiarità e la regionalità della Sangritana.
Si avrebbe un binomio perfetto tra imprenditorialità ed attenzione al territorio con tutto ciò che di positivo ne potrebbe conseguire.
E’ chiaro che ci si attende comunque un miglior servizio rispetto agli standard che, specie in alcuni territori, sembrano non essere soddisfacenti.
Troppe le criticità sul pendolarismo marsicano piuttosto che su quello costiero e nessuno di Trenitalia dimentichi l’importanza di attestare le leve della produzione laddove c’è la domanda.
Scelte di natura diversa non vedranno mai la nostra condivisione.
Se il trasporto locale di Trenitalia fa registrare alcune crepe non meglio posizionata è la realtà della Sangritana.
E’ necessario un Piano di Impresa che ponga attenzione al core business e che possa delineare lo scenario ipotetico di sviluppo che la Società si prefigge.
Come spiegare altrimenti che sulla tratta Lanciano – S. Vito - Pescara dal giorno della sua apertura all’esercizio non sono aumentate le corse rispetto a quella che è la reale capacità ?
Gestione delle risorse e strutturazione del Bilancio basate su entrate che, andando avanti il percorso parlamentare sull’introduzione del federalismo fiscale, potrebbero non esserci.
Questi sono i maggiori elementi che, ancora oggi, inducono a ritenere preoccupante lo stato di salute di una Azienda che, al contrario, avrebbe tutte le carte in regola per consolidarsi in ambito regionale e per aggredire un mercato territorialmente più ampio.
Ci ripetiamo ma siamo ancora convinti che la logica della quotidianità non può rappresentare il filo conduttore della gestione di Società, specie se a capitale pubblico, perché queste, sempre più, sono chiamate a confrontarsi con un mercato in cui non vi sono più paracadute a piè di lista.
Ed è anche per questo motivo che auspichiamo in tempi brevi una separazione societaria tra infrastruttura e trasporto e, per quest’ultimo, una ulteriore differenziazione tra TPL e altre attività commerciali come quelle relative alla Cargo o al noleggio. Proseguendo sul versante del trasporto su gomma e per rimanere in tema di patrimoni da gestire, particolare attenzione deve essere prestata alla valenza strategica della produzione effettuata da una Azienda come la GTM, ferma restando la prospettiva dell’azienda Unica Regionale.
Operando su di un territorio fondamentale come quello dell’area metropolitana, è necessario proseguire il percorso relativo alla realizzazione di una filovia che colleghi i punti nevralgici del territorio tanto sull’asse Silvi – Ortona quanto sulla direttrice Pescara – Chieti, in quello che è il territorio maggiormente congestionato a causa dei flussi, al di sopra della soglia di allerta, di traffico veicolare privato.
Si evidenzia quindi l’opportunità di perseguire gli obiettivi di quella che è una vera e propria mission anche attraverso gli strumenti della maggiore qualità del servizio.
Anche in questo caso le scelte programmatiche delle Amministrazioni competenti, sia in tema di viabilità che di infrastrutture di interscambio, rappresentano il punto di partenza di un percorso non facile.

Appalti ferroviari:

Nel comparto ferroviario continuano ad esserci criticità nel mondo degli appalti.
Gli ennesimi cambi appalto sono stati ancora una volta caratterizzati dall’inevitabile ricorso agli ammortizzatori sociali al fine di tutelare l’occupazione altrimenti fortemente a rischio.
C’è bisogno di una inversione di tendenza, ed un primo passo positivo in tal senso è senza dubbio la gestione centralizzata delle ricadute occupazionali che scaturiscono proprio dalle ricadute derivanti dai cambi appalto.
Siamo in presenza di una problematica che investe l’intero territorio nazionale e che sconta anche il continuo ridimensionamento delle risorse messe in campo dalle Ferrovie dello Stato. La parcellizzazione ha un senso in sede di programmazione aziendale, ma sulla componente della forza lavoro può creare criticità difficilmente sanabili con ricadute negative anche sulla qualità stessa del servizio ferroviario.

Il valore dei programmi e la situazione in ARPA:

Avendo accennato a termini come scelte e programmi non posso non partire da questi per fare un resoconto di quello che è lo stato dell’arte in ARPA.
Pur riconoscendo competenza ed affidabilità relativamente al management aziendale, a cui va il merito di aver rinnovato il parco macchine e di aver ridato dignità ai lavoratori di L’Aquila e che, tra l’altro sopporta ancora la mancata contribuzione per circa un milione e mezzo di chilometri di TPL, alla base di questa che è a tutti gli effetti una insoddisfazione di fondo vi è l’atteggiamento non certo costruttivo assunto in più frangenti dalla controparte datoriale e da chi ne ha pro tempore la responsabilità, anche per non aver battuto i pugni sul tavolo quando forse ce n’era bisogno.
Di contro il Sindacato ha dato prova di concretezza e maturità sottoscrivendo accordi che hanno portato ad una riduzione di circa 80 turni, in una Azienda il cui costo chilometrico è tra i più bassi , malgrado il taglio del 10 % della contribuzione operato dalla Regione sia sul ferro che sulla gomma ed il costante e significativo aumento del costo del gasolio che, e vale per tutto il comparto, è aumentato di circa il 30 % nell’ultimo quadriennio questo a dimostrare come la presa di coscienza sulle problematiche, per quanto ci riguarda, l’abbiamo già metabolizzata.
E’ evidente la diversa prospettiva con la quale le parti si misurano sui tavoli contrattuali aziendali, non si capirebbe altrimenti l’accentuata conflittualità che si è registrata, malgrado si proponessero accordi che davano risposte tanto al fattore lavoro quanto al consolidamento dell’Azienda e delle professionalità che vi sono all’interno.

Pur se con ruoli differenti, crediamo che il Sindacato abbia operato avendo a riferimento un Piano di Impresa non sempre condiviso, assumendosi spesso responsabilità finalizzate alla sua attuazione.

Crediamo che fornire risposte chiare sia un dovere tanto nei confronti dell’azionista quanto rispetto agli utenti ed all’intera collettività regionale.
Chi mi ha preceduto negli anni passati amava affermare come ci sia la necessità di più politica DEI trasporti e meno politica NEI trasporti, e questa affermazione è oggi ancor più di attualità visto che capita sempre più spesso di dover assistere a scelte politiche che rispondono solo ad esigenze legate al consenso più che a logiche imprenditoriali.
E’ la stessa logica con la quale stiamo affrontando la vertenza aperta per la Società Sistema, per la quale siamo disposti a verificare diverse possibili soluzioni purché si salvaguardino i livelli occupazionali.

Aziende ANAV:

Nell’ambito delle Società che operano nel TPL un ruolo importante ce l’hanno le associate all’ANAV, le cosiddette “private”.
Ebbene su questo terreno stiamo registrando, specie nell’ultimo periodo, delle posizioni oltranziste che non lasciano sperare in un futuro tranquillo per quanto riguarda la conflittualità.
Il tutto prende spunto dalla pericolosa deriva che alcune Società, con l’incomprensibile avallo anche di componenti sindacali, sta prendendo in termini di esasperazione delle condizioni retributive dei propri dipendenti.
E qui si apre un capitolo che vale per tutto il comparto, perché nessuno si attenda porte aperte su questo tema.
Confondere l’assunzione di responsabilità con una abdicazione al ruolo di rappresentanti dei lavoratori è una eventualità che, per quanto ci riguarda, non vedrà mai la luce e non sosterremo mai alcuna azione tesa al non riconoscimento salariale del lavoro.
La produttività va retribuita e non può essere sacrificata unilateralmente sull’altare di uno sbilanciamento verso il profitto del rapporto tra lo stesso e i salari che, ovviamente, hanno pari dignità concettuale.
A questo va aggiunta la incomprensibile posizione assunta dalle associate sul tema dei cosiddetti 25 euro, ovvero la parte salariale derivante da un accordo con la Regione del 2004.
Resta ancora da capire come si possano non erogare somme regolarmente percepite dalla Regione attraverso l’inserimento delle stesse in busta paga, con tutto ciò che ne consegue a livello fiscale e previdenziale.
Inoltre resta ancora oggi inalterata la percentuale di ricorsi legali registrati per la definizione di vertenze che, altrimenti, non vedrebbero una definitiva soluzione.
Il recupero dei tavoli sindacali aziendali resta quindi il principale obiettivo che come Organizzazione ci prefiggiamo di raggiungere nell’immediato futuro ma rimane la necessità che a volerlo si sia in due.

Viabilità:

Non meno cogenti sono le priorità del sistema viario, e quindi dall’ANAS, da sempre sinonimo di manutenzione, costruzione e gestione delle strade statali. Un binomio che dura da circa 80 anni ed un ruolo che l’Azienda ha cercato nel tempo  di svolgere sempre al meglio, anche in presenza di risorse umane ed economiche sempre più esigui.
Una attività  che ha un riflesso non di poco conto sul trasporto su gomma.
La politica, però, nell’ultimo decennio ha ritenuto di sminuirne il ruolo in nome di processi di  privatizzazione ed esternalizzazione che di fatto hanno ridimensionato l’attività  dell’Azienda.
E’stato coniato uno slogan ed è passato il messaggio che a privatizzazione ed esternalizzazione corrispondano sempre maggiore  funzionalità  e risparmio di risorse economiche.
Sarebbe stato invece sufficiente colmare con pochi e significativi interventi le lacune della filiera del processo interno all’Azienda.
Quindi  in ANAS  sono state esternalizzate  via via attività manutentive ordinarie fondanti come il taglio erba, il pronto intervento e lo sgombro neve.
Lo sgombro neve in Abruzzo è stato sempre un fiore all’occhiello, un’eccellenza  per l’alta specializzazione e professionalità del personale  di esercizio, ma dal 2011, e  tra l’altro in concomitanza con l’acquisto di mezzi sgombro neve  nuovi,  (acquistati ovviamente a livello centrale), anche il Compartimento della Viabilità per l’Abruzzo  ha esternalizzato il servizio dello per un triennio.
Della valenza e dei risultati di questa esternalizzazione tireremo poi  le somme.
Intanto un importante ritorno negativo di questo indirizzo  è stato la conseguente  mancanza di assunzioni di personale stagionale, che da anni poteva contare su contratti di lavoro e versamenti contributivi sicuri, cosa di non poco conto in una regione come la nostra da troppo tempo povera di opportunità.
Alla luce di tutto ciò  come Sindacato dobbiamo tornare a far sentire la nostra voce, quella del tenore e non del sussurro, affinché le  attività manutentive tornino ad essere esperite direttamente dal personale dell’Azienda, dando quindi linfa vitale, con un ritorno occupazionale, ad un modello di organizzazione e riorganizzazione del personale di esercizio e tecnico da anni  bistrattato  e che invece rappresenta la vera  ricchezza dell’Azienda.
La difficile situazione che sta attraversando l'Italia non poteva non ripercuotersi anche sul comparto autostrade, dove da inizio anno registriamo un calo dei transiti  attorno al 6% che, sommato a quello dello scorso anno, ammonta mediamente al 13% su base nazionale.
E’ un momento delicato quindi per Società come Autostrade per l’Italia che, per tamponare i risultati economici negativi derivanti dai minori introiti, si sta organizzando con una internalizzazione di quasi tutte le attività che prima affidava all'esterno.
Anche il settore della progettazione ha subito un forte ridimensionamento, infatti l'internalizzazione abbraccerà anche gran parte delle direzioni lavori che, di conseguenza, saranno assunte dal personale di Autostrade.
Come Fit stiamo cercando di buttare le basi per trasformare un'Azienda di servizi in una vera impresa, produttiva a tutti gli effetti.
La garanzia occupazionale  sarà fondata sulle internalizzazioni e, nei prossimi giorni, alla luce di questo obiettivo comune, incontreremo l'Azienda per cercare di pianificare i lavori e analizzare la concreata possibilità di incrementare i livelli occupazionali.
Per quanto attiene la Società Strada dei Parchi siamo davvero alle prese con una situazione di una criticità e di una gravità senza precedenti, diametralmente opposta a quella appena descritta.
Da tempo è aperta una vertenza relativa alla riorganizzazione unilaterale del comparto dell’Esazione.
La prevista chiusura nelle ore notturne produrrebbe esuberi non inferiori alle cento unità e questo rappresenterebbe un ulteriore colpo basso ai livelli occupazionali regionali.
Non basta infatti provare a paventare soluzioni che garantiscano chi oggi è in Azienda.
Quei posti non verranno più coperti pur in presenza di una intesa datata 19 dicembre 2012 che, sul tema, affermava tutt’altro, ribadendo la strategicità dei presenzia menti.
Non va inoltre dimenticato che negli ultimi tre anni si è registrato un aumento delle tariffe del 28,4 % e di conseguenza gli abruzzesi, oltre alle ricadute occupazionali negative, devono sopportare anche un maggior esborso economico.
Come dire: oltre al danno la beffa !
Questa è una partita che giocheremo fino in fondo vista la delicatezza dei risvolti che potrebbe comportare e per la quale chiediamo l’appoggio anche dei livelli nazionali dell’Organizzazione

Trasporto aereo:

Sul versante del comparto aereo dobbiamo registrare purtroppo situazioni di estrema criticità.
Ci riferiamo in primis alle recenti decisioni aziendali che hanno portato al licenziamento di due lavoratori, il tutto attraverso l’utilizzo, a nostro avviso distorto, delle recenti modifiche introdotte sull’articolo 18 della Legge 300 del 1970.
E’ la prima volta che accade della nostra Regione, ed è soprattutto la prima volta che determinate azioni vengono messe in atto da Società a capitale prevalentemente pubblico.
Lo diciamo forte e chiaro: la Fit Cisl Abruzzo metterà in campo ogni azione possibile che possa contrastare proficuamente l’azzeramento di strumenti di tutela occupazionale per la risoluzione di problematiche gestionali e di bilancio.
Se poi si analizza nello specifico la situazione della Saga emerge con chiarezza una criticità molto più grave di quanto si possa immaginare in termini di bilancio, tanto che limitarsi a ragionare sui milioni del Piano Marketing, il cui importo non è sufficiente nemmeno per pagare i salari e onorare gli accordi commerciali con la Ryanair, diventa la foglia di fico che non permette una visione più responsabile della situazione.
Chiediamo con fermezza il recupero delle professionalità ed una immediata inversione di tendenza che possa recuperare proficue relazioni industriali, e lo chiediamo anche e soprattutto alla proprietà che, fino ad oggi, è stata assolutamente assente.
Si faccia chiarezza su questi temi anche perché sfugge ancora oggi la logica alla basedi similescelte.
Per quanto attiene il futuro dell’infrastruttura aeroportuale registriamo con soddisfazione l’inserimento dello scalo di Pescara nel Piano nazionale, cosa che garantisce il finanziamento statale.
Siamo convinti che tra le diverse infrastrutture quella aeroportuale rappresenti il volano ineludibile per l’economia e lo sviluppo regionale ed è anche per questo che rivendichiamo le professionalità e le capacità manageriali anche e soprattutto per quanto attiene la Società di gestione.

Il trasporto marittimo ed il sistema portuale:

Chiarezza quindi e competenza, caratteristiche queste attese anche per il comparto marittimo regionale.
Il dragaggio del Porto canale di Pescara è emblematico in tal senso, come lo è la definizione delle specificità produttive del sistema portuale regionale. C’è bisogno di una programmazione delle necessarie risorse da indirizzare ad un comparto fondamentale nell’ottica del riordino intermodale, alla base di una nuova politica che deve riguardare un settore che in Abruzzo tocca, in alcuni ambiti, livelli di eccellenza.
Depauperare un patrimonio fatto di conoscenze e capacità equivarrebbe a buttare alle ortiche delle potenzialità di cui il nostro territorio non può fare a meno, anche e soprattutto nell’ottica del potenziamento delle cosiddette autostrade del mare quale elemento ulteriore di rilancio dell’intermodalità.
Ecco perché riteniamo auspicabile che si possa investire nel campo della formazione e dell’aggiornamento continuo in tutti gli ambiti del sistema portuale e marittimo facendo dell’Abruzzo la Regione di riferimento per tutto il comparto.

L’igiene ambientale e la logistica:

Una vertenza ancora aperta è quella che riguarda l’unificazione contrattuale del comparto dell’igiene ambientale.
Restano sicuramente differenze, ma sostanzialmente le norme principali sono identiche.
L’elemento che può dare la svolta decisiva all’unificazione è sicuramente un nuovo articolato sul passaggio di gestione, che garantisca la continuità occupazionale indipendentemente dal CCNL dei servizi ambientali applicato.
Con procedure, ruoli e tempi certi, questo nodo dovrà essere sciolto prima di addivenire alla stesura definitiva dell’intera materia.
Venendo alla realtà regionale, la sfida che ci attende è il cambio della mentalità nel settore.
Si deve passare dal modello “produzione-consumo-eliminazione” a quello fondato su “riduzione-riutilizzo-recupero” di prodotti e risorse.
Il nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti prevede una gestione unitaria dei rifiuti urbani all’interno di ciascun ambito territoriale ottimale (ATO), perseguendo criteri di superamento della frammentazione istituzionale e della gestione.
La capacità di conferire i rifiuti in discarica si sta esaurendo e ciò crea gravi problemi di ordine tecnico autorizzativo e, non ultimo, economico.
La raccolta differenziata, e la sua più ampia diffusione, serve a ridurre la quantità dei rifiuti che si portano in discarica, e questo è un obiettivo prioritario.
Come prioritaria è una riflessione sulla nuova tassa comunale denominata TARES che, così com’è, pesa eccessivamente sui bilanci della famiglie e delle aziende.
Infatti, lo slittamento a luglio del pagamento della prima rata sta mettendo in difficoltà gli utenti che quest’anno si ritroveranno a pagare, non in 4 o 6 rate come lo scorso anno, bensì in 2.
Ma non c’è soltanto un risvolto sulle famiglie, anche per le aziende pubbliche e private, che gestiscono i servizi di igiene ambientale, lo slittamento toglie già da molti mesi le necessarie risorse economiche per garantire i servizi, compresa la regolarità del pagamento degli stipendi per i lavoratori e le lavoratrici addette.
Paradosso dei paradossi: per assicurare la continuità del servizio, le aziende, a corto di liquidità assicurata dalle fatture pagate dai contribuenti, sono costrette a fare ricorso all’indebitamento, con il conseguente aumento del costo del servizio di smaltimento, che sarà inevitabilmente scaricato sulle famiglie, con un ulteriore aumento delle tariffe.
Chiediamo, pertanto, di spalmare il pagamento della tassa attraverso più acconti, secondo le consuetudini attuali dei Comuni, anticipando il pagamento, così come avvenuto per l’IMU lo scorso anno, evitando di farlo coincidere con quello di altre imposte e tasse.
In questo modo si potrebbero conciliare le esigenze delle famiglie e raccogliere il grido di allarme delle aziende.
Altrimenti il rischio è di una stangata, tra giugno e luglio, di circa 31,8 miliardi di euro (11,6 miliardi acconto IMU, 14,4 miliardi saldo IRPEF, 4 miliardi acconto TARES e 1,8 miliardi la tranche dell’aumento dell’IVA).
Abbiamo parlato di contratti, ma la realtà ci impone di affrontare anche il tema degli ammortizzatori sociali.
La crisi economico–finanziaria preoccupa ancora e suscita allarme pressoché diffuso, in particolare per le sue ricadute sui livelli occupazionali.
Nel mondo del lavoro si hanno effetti devastanti, anche sotto il profilo sociale, a carico delle categorie tradizionalmente più deboli, che si vedono private dei redditi da lavoro, a cominciare da quelli già precari.
E’ in discussione non solo il ridimensionamento del tenore di vita, ma la stessa sopravvivenza.
Di qui la grande attenzione dedicata anche dai non addetti ai lavori agli ammortizzatori sociali nell’ambito della manovra anti-crisi.
 
Gli ammortizzatori sociali comunque non devono essere intesi come un rubinetto sempre aperto perché ciò significherebbe deresponsabilizzare il mondo delle Imprese.
L’obiettivo deve essere quello di salvaguardare la base produttiva ed occupazionale evitando il rallentamento della produzione.

La Confederazione e le tesi congressuali:

Lavoro, futuro e giovani.
Questi i grandi riferimenti del nostro prossimo quadriennio, riferimenti ai quali aggiungo quello dell’occupazione femminile.
Abbiamo un gran bisogno di interpretare al meglio una situazione in continua evoluzione ed abbiamo un gran bisogno di stimoli e di idee che siano figli di un modo diverso di approccio e non di un retaggio oramai inefficace.
Giovani e Donne rappresentano il serbatoio dal quale attingere per migliorare e centrare il nostro agire sindacale, e per far questo è necessario attuare politiche di inclusione al lavoro dedicate, tanto a livello centrale quanto a livello territoriale.
Continuiamo ad avere la pretesa di governare i cambiamenti senza subirli, ma per riuscirvi bisogna assumere la consapevolezza di ciò che si è modificato.
Le modifiche organizzative e territoriali alle quali ci accingiamo, che ci vedranno costituire dapprima un corpo unico con la Fit Molise per poi avviare azioni comuni con le Federazioni delle Reti, Fistel e Flaei, tendono al raggiungimento di questo obiettivo, nello spirito di quella mutualità trasversale, sia in senso orizzontale che verticale, riproposta come indispensabile dalle tesi congressuali.
L’importante è non sprecare l’occasione, perché il rischio di strumentalizzazioni non è del tutto scongiurato: le tesi e gli indirizzi programmatici sono dell’Organizzazione, il compito di metterli in pratica è degli uomini che ne fanno parte, e per quanto riguarda la FIT Abruzzo i due aspetti andranno sempre di pari passo.

Coordinamento donne, formazione ed informazione:
 
La rappresentanza è fatta anche di strutture trasversali che, oltre a fornire servizi, incidono anche positivamente sul tesseramento.
Tra queste vi è sicuramente il Coordinamento Donne che ha rafforzato la presenza sul territorio attraverso specifiche iniziative.
In tema di formazione proseguirà l’organizzazione di Corsi regionali che andranno da quelli di primo accostamento a momenti di approfondimento che, di volta in volta, si renderanno necessari.
Allo scopo è già stato redatto un piano formativo sottoposto alla competente struttura nazionale e contiamo di iniziare a lavorarci al termine di questa fase congressuale.
Il tutto per migliorare la qualità della rappresentanza, che ha contribuito al miglioramento costante del dato associativo in questi ultimi quattro anni.
E’ questo in fondo l’approccio al lavoro che ci ha permesso di raggiungere la quota di 2.300 iscritti.

 Conclusioni:

Molto c’è ancora da fare e tante sono le sfide che ci attendono già nell’immediato futuro.
Le sfide sono ancora più complicate perché complicato è lo scenario di riferimento, ma guai a sottovalutare l’importanza di lavorare avendo a riferimento la prospettiva di medio lungo periodo piuttosto che la semplicistica gestione del quotidiano.
Continueremo a lavorare e lo faremo a partire dai luoghi di lavoro, proponendo azioni e contrattazione che possano dare risposte a quella che viene definita solidarietà generazionale.
Sarà ancora più stimolante farlo in una Fit riorganizzata territorialmente e tesa a mettere a fattor comune la propria esperienza nell’ambito della più ampia rappresentanza delle reti.
Vogliamo che temi fondamentali come le infrastrutture, i trasporti e l’ambiente fungano da volano per far davvero ripartire l’Abruzzo, con lo stesso spirito dannunziano richiamato all’inizio, e che non si commettano gli errori del passato.
Le esperienze vissute devono servire a programmare meglio il futuro e spesso richiamano ad insegnamenti che non vanno mai dimenticati.
Con la forza della nostra storia, e con la capacità prospettica che ci contraddistingue, continueremo ad essere protagonisti, senza dimenticare il necessario coinvolgimento del corpo associato anche attraverso momenti poco istituzionali ma tanto, tanto aggreganti, come quelli vissuti nell’ambito della manifestazione denominata Fit  In Famiglia che ci ha permesso di vivere una esperienza unica con i soci e con le rispettive famiglie.

Per concludere, sono orgoglioso di aver contribuito a creare questa  FIT e personalmente ringrazio tutti i componenti del Consiglio Generale, tutti i rappresentanti delle R.S.A. e delle R.S.U. ed , infine, ma non perché siano meno importanti, ringrazio gli amici che quotidianamente collaborano con me nella sede FIT Regionale, amici che, come me, lavorano seriamente per guidare il futuro della FIT abruzzese.